Il prosecco, vino bianco ottenuto da uve Glera (almeno all’85%, il resto può arrivare da una delle quattro varietà autoctone Verdiso, Bianchetta Trevigiana, Perera e Glera Lunga o da alcuni vitigni internazionali) è probabilmente uno fra i vini italiani internazionalmente più noti, al punto da superare nelle vendite lo Champagne nel 2014.
Tuttavia il classico prosecchino a cui siamo abituati in realtà è solo la punta dell’iceberg della moltitudine di prodotti che Veneto e Friuli offrono agli amanti delle bollicine (e non).
Primo fra tutti è il Prosecco DOC.
Questa denominazione può essere attribuita ai vini prodotti nelle province di Belluno, Padova, Treviso, Venezia e Vicenza per il Veneto, e Gorizia, Pordenone, Trieste e Udine per il Friuli.
Qui si tende a valorizzare la produttività per soddisfare il mercato estero.
Il prosecco DOC risulta di un giallo paglierino con una bolla decisa, al naso spiccano le note acidule mentre in bocca risulta più morbido e secco.

Dopo molti anni in cui un vino è inserito nella denominazione controllata, se rispetta una serie di parametri sia qualitativi che organolettici e dopo aver superato numerose analisi e controlli che valutano l’intera filiera produttiva, dall’allevamento all’imbottigliamento, allora si può fare domanda per essere inseriti nella denominazione controllata e garantita, la DOCG.
Sono due le storiche denominazioni meritevoli di essere fregiate con il marchio DOCG: Conegliano-Valdobbiadene (dal 2019 le sue colline sono anche patrimonio UNESCO) e Colli Asolani.
Qui, complici le colline e un clima più mite, si è creato l’habitat ideale per il Glera che si esprime in maniera eccellente. La produzione è ridotta in favore di una qualità più alta e i vigneti vengono lavorati quasi interamente a mano.
Ovviamente il prodotto che ne deriva è di qualità più elevata rispetto alla semplice DOC. Il perlage è più fine e il colore più intenso. Al naso spiccano note floreali e di frutti come pera o mela. In bocca è morbido e setoso, lasciando un piacevole fondo amarognolo.

All’interno della DOCG c’è anche un Cru, anche conosciuto come il pentagono d’oro del Prosecco, ovvero il Cartizze. Qui sono vitati solo 108 ettari orientati a sud, godendo dell’esposizione diretta del sole. L’area è ventilata il che previene la comparsa di muffe e la forte escursione termica fra notte e giorno fissa nel vino le componenti più aromatiche.
I vini prodotti entro il cru mostrano un colore più intenso e componenti aromatiche più complesse. I sentori sono più vari, arrivando a mostrare anche delle note tropicali. La scelta di raccogliere le uve leggermente oltre l’ottimale maturazione permette di concentrare i sapori e una parte degli zuccheri, che risultano poi in un prodotto estremamente morbido e beverino.
L’ultimo prodotto che secondo me vale la pena conoscere è il prosecco Tranquillo.
Questa denominazione estremamente inconsueta non riguarda la zona di origine, ma il metodo produttivo. Si tratta infatti del prosecco fermo, non frizzante, nonché la versione più antica di questo vino.
L’uva Glera viene vinifica come un normale vino bianco, infatti si prediligono generalmente vitigni giovani.
Il colore è un paglierino scarico, ovviamente senza perlage. Il naso più intenso regala aromi più floreali che tendenti al verde, mentre in bocca ritroviamo una nota amaricante finale.
