Un piatto deve essere completo senza vino oppure il vino deve completare il piatto?
Diteci la verità, quante volte vi siete alzati nel cuore della notte in preda a questo atroce dubbio?
Spesso e sovente in Cantina Social discutiamo proprio su questo punto cruciale. Insieme al nostro super chef “Send me noodles” passiamo davvero le ore a parlare di questo argomento. Una sera abbiamo addirittura perso un treno proprio perchè stavamo animatamente discutendo su ciò . A mio avviso è una questione di priorità dettata dalla propria estrazione e dal proprio percorso. Io sono Sommelier, lui è Chef, quindi ovviamente uno da più importanza alla propria “materia”. L’eterna lotta tra cucina e sala se ci pensate bene.
Quindi, proprio per questo motivo, abbiamo voluto dividere in due l’analisi e il resoconto della bellissima serata che ci ha regalato VITE IN RIVIERA. Per dare il giusto spazio ai due principi della serata. I 4 piatti del maestro IGLES CORELLI e i 7 vini in degustazione di alcuni dei produttori che fanno parte di questa associazione.
Quindi, basta convenevoli, buttiamoci a capofitto nell’analisi – Cantina Social style- dei vitigni e nei vini della liguria insieme alle stupende foto di Eunicebrovidafoto
” Baxin” Pigato – Pinot Nero, Azienda Agricola Sarola
Come ben ricorderete, ci sono le Stories in evidenza della nostra serata, per colpa della neve, ci abbiamo messo più o meno 4 ore ad arrivare a Ortovero. Per fortuna ad accoglierci abbiamo trovato una gran bella sorpresa. Un metodo charmat di Vermentino e Pinot nero, dell’azienda Sarola dall’etichetta intrigante, dal gran bel profumo e dalla bocca veramente intreressante… Il BAXIN che ,per chi non fosse ligure, significa BACIO e si legge BAJIN proprio come scrivono anche i proprietari dell’azienda a lato dell’etichetta.
Il nome è proprio indicato, vuoi per la tipologia di vino, vuoi per la bella storia che si cela alle suo spalle è un connubio perfetto tra questi due vitigni così diversi tra loro. Il vermentino ha conferito la sua bella nota fruttata e salina, mentre il pinot nero ha dato struttura e sostanza a questo vino che ci ha accolto insieme al presidente dell’enoteca regionale della liguria.
Vermentino Riviera Ligure di Ponente DOC 2017, Viticoltori Ingauni
Partiamo dall’inizio… la sapete la differenza tra vermentino e pigato? Beh… diciamo solo che sono due fratelli che moooolto tempo fa, hanno preso strade diverse. Parecchio diverse, pur restando sempre nella stessa regione. Il primo adora crogiolarsi al sole delle impervie zone vitivinicole a ridosso del mare, accarezzato dal sale delle onde e soprattutto dalle sue meravigliose proprietà benefiche e balsamiche. Il secondo invece, ha trovato il suo habitat naturale nell’entroterra, dove poter affondare le sue radici lontano dal mare andando a ricercare una mineralità importante, una grande freschezza ma allo stesso tempo una bella struttura.
In questo caso abbiamo una bellissima espressione di Vermentino, solo acciaio, che esprime al meglio la storia che vi abbiamo raccontato. Morbidissimo in bocca, una bella acidità che viaggia di pari passo con un’alcolicità delicata ma costante e un finale molto piacevole.
Pigato della Riviera Ligure di Ponente DOC 2017, Agricola Arnasco
Eccolo qui il fratello campagnolo del vermentino, Mr Pigato, che si presenta con una bella irruenza, facendo capire davvero quanto il terreno e territorio cambino radicalmente un vino e un vitigno ( tanto da fargli cambiare addirittura nome). Naso fruttato, minerale, ricco nella sua semplicità. Bocca bella, piena, delicato e molto piacevole.
“Le Russeghine” Pigato della Riviera Ligure di Ponente DOC 2017, Bruna
Un’altra grande interpretazione di Pigato, di impatto, con un bel naso, variegato e molto tipico, pulito al naso con grandi sentori di frutta fresca, appena colta. Bocca decisamente lunga, precisa, con un’acidità importante supportata da una struttura di livello per essere un bianco di pronta beva. Ci è piaciuto molto il finale lungo e persistente, il miglior modo per passare ai vini rossi.
Ormeasco di Pornassio Superiore DOC 2017, Nirasca
C’è sempre stato un grande legame tra liguria e piemonte e non parlo solo di villeggiatura ed estati spensierate sotto l’ombrellone. Ma parlo della influenze che si sono scambiate queste due regioni molto legate tra loro. Per farvi un’esempio simpatico (essendo mezzo ligure e mezzo piemontese me lo posso permettere). Le acciughe, colonna portante di tantissime preparazioni e piatti della cucina piemontese. I piemontesi invece gli hanno “imprestato” i vitigni.
In questo caso l’ormeasco.
Vitigno con parecchie similitudini al dolcetto, che cresce in maniera esemplare sulle montagne di confine.
Sapete… noi alla fine della fiera lavoriamo su instagram, un mondo prettamente visivo, quindi ovviamente ci siamo soffermati di più su questa bottiglia, anche l’occhio vuole la sua parte in fin dei conti e devo dire che per due terzi di noi è stata la prima volta in assoluto con un Ormeasco.
Quindi siamo stati davvero contenti di trovare e provare un prodotto del genere. Grazie ai suoi 6 mesi in acciaio, 4 mesi in legno,minimo tre mesi di affinamento in bottiglia questo vino si presenta davvero intrigante, con un bel colore rubino scuro, una struttura di corpo e un naso di un fruttato inaspettato. Una bocca bella equilibrata, smussata dal legno, ci ha regalato delle piacevolissime emozioni.
Ormeasco di Pornassio DOC 2016, Guglierame
La tradizione. Punto. L’ormeasco nella sua massima espressione, nel rispetto della tradizione. Questa cantina è l’unica ad usare ancora la botte grande, in modo da rispettare al massimo quello che questo vitigno può offrire. Nonostante il passaggio in botte, si presenta comunque fresco, con una bella acidità ragionata e un naso molto interessante, con primi sentori di spezia ma tanto tanto frutto maturo. Bello persistente, finale interessante. Un ottimo modo per concludere una cena come quella che vi abbiamo già raccontato.
“La Bice” Pigato Passito, Cascina Feipu dei Massaretti
Concordanza o Discordanza? L’abc dell’abbinamento cibo-vino.
La selezione dei vini per questa meravigliosa serata è stata curata dal presidente della delegazione AIS SAVONA che ha sapientemente scelto i vini in base ai piatti.
Ma qui si va oltre la competenza tecnica di una persona che ha vocato la sua vita ai vini liguri, qui si parla anche di gusto personale. La scelta è ricaduta su un abbinamento per concordanza, andando ad accompagnare con un vino dolce un piatto dolce.
Scelta davvero ottima ( come era ovvie che fosse) di queste Uve selezionate sui filari di Pigato e sovramaturate sulla pianta. Successivamente raccolte e fatte appassire su stuoie in locale arieggiato per 15 giorni.
Naso intenso, intrigante, un mix tra frutta candita e mineralità. Una bocca importante, piena, dolce ma fresca allo stesso tempo, persistente e davvero morbido. Non ci poteva essere maniera migliore per chiudere un’esperienza come quella vissuta.
La liguria può fregiarsi davvero di una storia lunghissima a livello enologico, forse una storia che hanno tenuto un po’ troppo celata all’interno del loro anfiteatro naturale e infatti siamo davvero contenti che una realtà come VITE IN RIVIERA si stia impegnando, con ottimi risultati, a promuovere questo patrimonio che per troppo tempo è stato tenuto nascosto o comunque non valorizzato.
Questo è l’inizio di un bel percorso che siamo sicuri porterà ottimi risultati e siamo davvero contenti di fare parte di questa campagna di comunicazione e promozione di una realtà così interessante!!
A presto!!!